Gabriele Berionne nasce a Roma nel marzo 1949 e a Roma si laurea nel 1971 presso l'Università La Sapienza con il massimo dei voti e la lode discutendo una tesi in diritto civile con il Professor Santoro-Passarelli.

L'anno seguente vince un concorso in Banca d'Italia e viene assegnato alla Sede di Milano dove rimane fino al 1975. Trasferito all'Amministrazione Centrale di Roma, percorre i vari gradi della sua carriera nell'area Vigilanza sugli Enti Creditizi, fino ad essere nominato nel 1993 Direttore Principale e Sostituto del capo del servizio. Nel 1999, infine, viene nominato Capo del Servizio Vigilanza sull'Intermediazione Finanziaria.

Alla Banca d'Italia ha dedicato tutto il suo impegno vivendo in prima persona delicate vicende che hanno segnato la storia bancaria del nostro Paese.

Uomo di grandi qualità professionali ed eccezionali doti umane e morali. Sempre disponibile e attento ai problemi dei tanti che ricorrevano a lui per un consiglio, dotato di una grande energia, sapeva coinvolgere tutti in modo propositivo, il suo entusiasmo aiutava a guardare oltre gli stretti confini dell'esistente e ad impegnarsi per un mondo migliore. Alto il suo senso delle istituzioni e appassionato l'impegno civile.

Dal 1987 in poi è stato consulente a tempo parziale della Commissione Parlamentare Antimafia (presidenze del Sen. Gerardo Chiaromonte e degli On.li Luciano Violante e Tiziana Parenti).

L'esperienza vissuta in Commissione Antimafia lo spinse, all'indomani dell'uccisione di Falcone e Borsellino, a costituire a Roma un Comitato dei Lenzuoli con l'intento di rivolgersi essenzialmente ai giovani attraverso mostre fotografiche, proiezioni di film, dibattiti nelle scuole, concerti. Significativa fu la sua partecipazione a numerosi e importanti convegni dedicati alla lotta alla criminalità e, soprattutto, all'usura.

Cattolico convinto e praticante, ha reso ogni giorno testimonianza della sua Fede con la sua umanità e con l'adesione ai valori etici e della solidarietà: l'ultimo suo impegno la collaborazione alla Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro che opera a sostegno della dignità dell'uomo, in favore dei poveri, degli emarginati e degli ultimi.

Infine, la sua passione per la musica e l'arte soprattutto volta al recupero del patrimonio artistico della Sabina, sua terra d'origine. Un progetto a cui si è dedicato con grande entusiasmo, aggregando intorno a sé gli amici e condividendo con essi la gioia dei risultati conseguiti; la Chiesa di Santa Maria in Fianello, frazione di Montebuono (Rieti), rappresenta il suo ultimo capolavoro: da rudere semiabbandonato ed in rovina, oggi essa risorge a nuova dignità di monumento, memoria di storia, arte e religione.

E nei pressi di questa Chiesa ha chiesto di essere sepolto quando nel Dicembre del 2000 si è conclusa la difficile battaglia contro il male che lo aveva aggredito.

Testamento Spirituale

Questa è una specie di testamento.
Disordinato, ma vero.
Quando muoio, voglio che nessuno pianga.
Nella vita ho cercato di costruire.
Se qualcosa ci sono riuscito, ricordatemi per quello.
Chi costruisce vive, partecipa all'opera tua, Signore.
Le mie cose vadano a chi le sa apprezzare, altrimenti a chi ne ha bisogno.
Non mi interessa dove sarò sepolto.
Ho pensato al cimitero di Fianello, possibilmente sotto terra
nel campo vicino Santa Maria.
Renata, ti amo più di ogni altra cosa sulla terra.
Michele e Stefano, vi amo.
mamma e papà, vi amo.
Gianni, ti amo.
Nonno Bindo, nonna Corinna, nonno Giovanni, nonna Erminia, zio Giovanni, Filippo,
vi amo tutti anche quelli che non cito.
Amici, vi amo.
Colleghi - che siete anche amici - vi amo.
Amo tutti, tutti, tutti.
La meridiana dice: ogni giorno mi illumino.
Anche se non c'è sole si può leggere l'icona.
Mio Signore, mio Dio, aiutami.
Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me.
Vieni Signore Gesù, non tardare!

Rilievo altomedievale in marmo cipollino raffigurante una colomba che becca acini d’uva (VIII-IX sec.); cripta della chiesa di Santa Maria Assunta in Fianello, particolare di colonna. L’immagine della colomba che becca l’uva è un elemento ricorrente nell’arte figurativa cristiana e assume una doppia valenza allegorica: rappresenta l’anima che attinge al calice eucaristico ed è simbolo di risurrezione.